giovedì 02 maggio 2024

23/11/2023 10:26:31 - Provincia di Taranto - Attualità

I Genitori Tarantini: «Avranno diritto di aderire tutti i residenti in Taranto e comuni limitrofi, cioè circa 250.000 persone»

Il presidente della sezione specializzata in materia di imprese del Tribunale di Milano, dott. Angelo Mambriani, ha fissato per il 18 aprile p.v., l’udienza collegiale per decidere sull’ammissibilità della class action proposta da 136 cittadini residenti in Taranto e Comuni limitrofi, con l’assistenza degli avvocati Maurizio Rizzo Striano e Ascanio Amenduni. Relatore sarà lo stesso presidente Mambriani.

Sull’argomento interviene, con un comunicato, l’associazione Genitori Tarantini.

«Questa class action, supportata dalla nostra associazione, ha un formale fine risarcitorio in quanto chiede al giudice di liquidare una somma di danaro a ciascuno dei ricorrenti per compensare la violazione del loro diritto alla salute ed al sereno e tranquillo svolgimento della loro vita familiare, entrambi lesi dal grave inquinamento prodotto dagli impianti siderurgici.

L’ammontare del risarcimento pro capite, in caso di accoglimento, sarà stabilito dal Tribunale secondo equità all’esito del complesso giudizio. Sono chiamate a pagare ILVA in a.s., ADI S.p.A e la società che la controlla, Adi Holding S.p.A. La stessa somma di danaro verrebbe poi liquidata a ciascun aderente alla class action. Avranno diritto di aderire tutti i residenti in Taranto e comuni limitrofi, cioè circa 250.000 persone.

Gli esatti termini ed i requisiti per aderire saranno stabiliti dal Tribunale di Milano con l’ordinanza che dichiarerà ammissibile la class action.

Tuttavia, la class action risarcitoria sostanzialmente ha pure un indiretto fine deterrente per i gestori e per il Governo. Questi devono sapere che ogni giorno in più in cui continueranno l’attività produttiva farà aumentare il risarcimento del danno che, auspicando una adesione in massa della popolazione alla class action, potrebbe essere miliardario.

La class action risarcitoria, sotto questo profilo, porrebbe fuori mercato l’impresa perché nessuno si presterebbe a gestirla sapendo che poi potrebbe essere chiamata a pagare miliardi di risarcimento danni.

Con ciò, essa intende ottenere quello stesso risultato della confisca che l’attuale Governo e il Parlamento hanno inteso eludere con l’ultimo decreto legge “salva ILVA”: esso consente la vendita degli impianti anche qualora la confisca disposta dalla Corte di Assise di Taranto dovesse diventare definitiva.

L’esito positivo del giudizio di ammissibilità della class action è un evento plausibile in quanto lo stesso Tribunale di Milano ha già ritenuto ammissibile l’azione di inibitoria collettiva finalizzata a far chiudere o fermare gli impianti, basata sugli stessi presupposti di fatto e di diritto, al fine di prevenire gli ulteriori danni arrecati alla popolazione.

Quest’ultima causa di natura inibitoria è attualmente sospesa, in attesa della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea in Lussemburgo alla quale lo stesso Tribunale si è rivolto chiedendo di stabilire se le norme della legislazione c.d. “salva ILVA” siano o meno compatibili con il diritto comunitario, laddove prevedono il rilascio dell’autorizzazione all’esercizio degli impianti senza considerare il danno sanitario che questi causano e senza considerare tutte le sostanze tossiche emesse, bensì solo alcune di esse. Infine, figura tra i quesiti posti alla Corte UE se siano lecite o meno le infinite proroghe che la legge nazionale ha concesso ai gestori per l’adeguamento degli impianti secondo le prescrizioni impartite nel lontano 2012 e non ancora adempiute.

La decisione della Corte dell’Unione Europea, anch’essa attesa per la prossima primavera, sarà di fondamentale importanza, poiché, se risponderà ai quesiti affermando che la legislazione italiana viola il diritto comunitario, travolgerà l’AIA e ogni AIA sarà ritenuta invalida, con la conseguenza che i gestori non potranno continuare l’attività produttiva in assenza di una autorizzazione conforme alle direttive europee. Ciò significa che gli impianti andranno chiusi o quantomeno fermati fino al ripristino della legalità.

La “primavera” di Taranto si avvicina e dobbiamo essere pronti. A tal fine, sin da ora, stiamo organizzando una struttura di supporto per raccogliere il più alto numero di adesioni e per consentire agli interessati di prendere una decisione in modo informato.

Ci auguriamo che anche i mass media, in particolare quelli nazionali, si schierino finalmente dalla parte della legalità e della supremazia del diritto alla salute e all’ambiente salubre rispetto alle acrobazie finanziarie e gestionali di politici ed imprenditori che pensano di poter continuare a violare all’infinito i suddetti diritti».









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