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21/01/2011 15:47:09 - Provincia di Taranto - Cultura

La “Cripta rupestre di Santa Maria delle Grazie di San Marzano” nel tarantino rappresenta il luogo spirituale di uno dei rifugi utilizzati dai profughi di origine mediorientale che dall’ottavo al tredicesimo secolo fuggirono dalla loro terra in seguito alle persecuzioni causate da lotte iconoclastiche e politiche…

 
Per conoscere gli anfratti della storia e del territorio delle Murge e del Salento è necessario percorrere lame, entrare nelle grotte, respirare l’aria delle antiche masserie abbandonate e quindi assaporare la vivacità pulsante delle tracce lasciate da chi in questi luoghi fondò le sue origini. Lungo la strada provinciale Grottaglie-San Marzano, ad esempio, si incontra la “Cripta della Madonna delle Grazie” in cui è possibile rilevare una stratificazione di esperienze umane lunga secoli prima ancora di ammirarne gli affreschi di considerevole valore artistico. La cittadina è notissima per essere “L’unico nucleo albanese in Puglia degno di aver conservato la lingua che Giorgio Castriota Scanderbeg importò” dopo la fuga dal suo Paese d’origine e il suo ingresso nel Salento durante la lotta contro le incursioni dei Saraceni. Egli, da grande condottiero e patriota, unì i principati di Epiro e Albania resistendo per 25 anni ai tentativi di conquista dell'Impero Turco Ottomano. Per tale motivo è stimato come “Atleta della Cristianità” e considerato l'eroe nazionale dell'Albania e di tutti gli albanesi sparsi nel mondo. La cripta rupestre di Santa Maria delle Grazie rappresenta il luogo sacro di uno dei rifugi utilizzati dai profughi di origine mediorientale che, dall’ottavo al tredicesimo secolo, fuggirono dalla loro terra in seguito alle persecuzioni causate da lotte iconoclastiche e politiche. Ne sono un esempio i monaci ortodossi di San Basilio che sbarcarono periodicamente in Puglia rifugiandosi in foreste e punti isolati e impervi dove si insediarono scavando le “laure” (un complesso di abitazioni, frantoi e siti religiosi) nelle rocce tufacee friabili delle gravine. Attorno a essi si raccolsero intere comunità di contadini che dai Basiliani appresero tecniche agricole innovative. I religiosi affrescarono le pareti dei loro templi usando colori ricavati dalle erbe, dalla terra e dai tuorli d’uovo, come testimoniano le immagini sacre rinvenute nelle cripte di numerosissimi  insediamenti ipogei diffusi nei territori murgese e salentino. Come già detto, i profughi albanesi scavarono il proprio insediamento nel territorio delle futura San Marzano in due periodi a cavallo tra i secoli undicesimo e quindicesimo. Il luogo sacro ipogeo vide la propria evoluzione in due epoche differenti: il primo periodo, dedicato alla Madonna delle Grazie, risalirebbe, secondo archeologi e studiosi, al secolo tredicesimo mentre il secondo, dedicato a San Giorgio, arriverebbe al quindicesimo secolo. La cripta è affrescata solo in alcune zone: sulla parete sud sono raffigurati San Giorgio e Santa Barbara mentre l’immagine della Vergine col Bambino presenzia sul lato sud occidentale del sito. Sul lato orientale di esso, tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700, fu eretta una piccola chiesa a navata unica, all’interno della quale ci si può immettere attraverso uno dei tre accessi preesistenti. Di recente fattura è la statua in cartapesta della Madonna delle Grazie custodita nella cripta e portata in processione all’alba del 2 luglio.
 Immagini di repertorio.
 Testo elaborato da Antonietta Trono su notizie bibliografiche tratte dal periodico di cultura “Alceo Salentino”, supplemento di “Liberamente” del 4/04/2010.
 Per info: chiamare Don Cosimo Monopoli, Rettore del Santuario, al nr. telefonico +393208509147








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