lunedì 06 maggio 2024

15/03/2012 10:29:17 - Sava - Cultura

Nel suo ultimo libro parla dell’eolico, un affare per pochi

 
L’eolico è davvero un affare per il sud dell’Italia e per quei comuni che hanno deciso di compromettere il paesaggio con queste enormi pale? Oppure è un affare esclusivamente per quelle aziende che lo propongono, lasciando alle comunità del sud solo le briciole dei guadagni che genera?
Sono i quesiti che l’autore Antonello Caporale ha lanciato, nei giorni scorsi, agli studenti dell’Itis “Del Prete” di Sava, presentando, alla presenza del capo d’istituto Alessandro Pagano, di numerosi docenti e di un folto numero di studenti, il suo ultimo libro “Controvento – Il tesoro che il Sud non sa di avere” (l’iniziativa è stata promossa da Alfa Libri di Gianni Biasco).
Controvento è un libro che racconta lo straordinario e repentino sviluppo dell’eolico nel sud Italia e che lo fa in un modo bello ed efficace, in cui prevale non uno stile da indagine, bensì uno stile da scoperta. Scoperta che avviene a poco a poco attraverso alcune storie, attraverso l’incontro con alcune persone e con le loro esperienze.
Gente che racconta come la vita sia improvvisamente cambiata quando si sono imbattuti, il più delle volte per caso, in una pala eolica o, addirittura, in un semplice anemometro piantato in un campo. Racconti che fanno emergere e che delineano sì un panorama di intrecci e di implicazioni, alcune anche losche, attorno alle energie rinnovabili, ma soprattutto l’incapacità storica e quasi “genetica” della gente del sud di costruire futuro, addirittura di pensarlo.
Parlando del suo libro, Caporale ha sostenuto che, nel sud, “il vento, una risorsa preziosa perché genera energia, soffia solo in alcune tasche”, in quanto, gli imprenditori che lo propongono “si limitano a lasciare delle elemosine a sindaci ignavi, che sono pronti a svendere il proprio territorio e a far violentare il proprio paesaggio”.
Caporale paragona le tante pale che si scorgono, da un po’ di anni, nei paesaggi del sud a tante “croci” conficcate nel terreno.
«Ai sindaci il vento piace perché rappresenta una piccola pensione sociale collettiva» è la denuncia di Caporale. «Pochi soldi, ma cash, ora che le casse sono vuote. E grazie a quegli industriali che fittano terreni (e coscienze) c’è una fatica in meno da fare; pensare, organizzarsi, cercare il partner, produrre in proprio».








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