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27/09/2013 10:21:21 - Salento - Cultura

“Il mio sogno”, diceva don Tonino Bello, “è portare il sorriso, il coraggio e la speranza a tutti coloro che incontro”

Che sogno meraviglioso quello di don Tonino Bello, difficilissimo da realizzare, ma che don Tonino è riuscito tante volte, durante la sua vita terrena, a tramutare in realtà.
Sono passati vent’anni dal giorno (20 aprile 1993) in cui il Vescovo don Tonino Bello ha dato l’ultimo colpo d’ala su questa terra in direzione del cielo. Eppure, don Tonino Bello riesce tuttora a realizzare il sogno di portare il sorriso, il coraggio e la speranza.
È ciò che possono testimoniare gli uomini, le donne, le ragazze e i ragazzi che a Statte, presso la Masseria “Accetta Grande”, hanno preso parte alla Conferenza, organizzata da Cantina Amastuola con il patrocinio dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, “Fare Strada sulle Orme di don Tonino Bello”.
Ho visto i loro volti illuminarsi quando l’altoparlante ha diffuso la voce inconfondibile di don Tonino Bello. Proveniva dal CD “Il Bello dei Giovani”, ED INSIEME, ma sembrava provenire dal Cielo.
“È la bellezza che salverà il mondo.
Dio è la bellezza”.
Ho assistito al rattristarsi dei loro volti quando ho parlato del 2013: un tempo in cui l’umanità ha di fronte a sé la prospettiva ravvicinata di una catastrofe ecologica, economica e psichica.
Il 2013 è un anno in cui il lavoro non c’è per tantissimi giovani e non c’è più per tanti uomini e donne. È un anno brutto. Anche coloro che un lavoro ce l’hanno e coloro che danno lavoro sono assillati da tante ansie quotidiane: il salario, lo stipendio, la cassa integrazione, l’indennità di disoccupazione, la pensione . . . .che non bastano; i clienti che non pagano; i debiti che aumentano; i bilanci che chiudono di nuovo in rosso; le banche restie a concedere credito; l’incertezza del futuro; la paura di non farcela.
Ho visto i loro occhi riempirsi di lacrime quando ho raccontato cosa avevano scoperto al momento della vestizione della salma di don Tonino, e cioè che entrambe le scarpe avevano le suole bucate. Che cosa era successo? Quelle non erano le scarpe di don Tonino: come sempre lui aveva scambiato le sue scarpe, belle, con quelle di un povero. Spesso, non faceva neanche lo scambio, perché il povero non aveva proprio le scarpe. Lui non se ne curava e tornava scalzo all’Episcopio.
“Eppure”, ho aggiunto, “anche scalzo, mi verrebbe da dire soprattutto scalzo, ha lasciato tante orme: per i giovani, per i costruttori di pace, per la Chiesa, per i volontari, per i laici, per gli uomini e le donne del terzo millennio”.
Don Tonino Bello ha indicato che i gravi problemi del mondo non vanno risolti con l’assistenzialismo, ma stimolando tutti, soprattutto i giovani, a essere protagonisti del loro futuro e del loro sviluppo.
Come ne veniamo fuori da un mondo in cui gli antichi valori sono andati giù, in cui il mare ha inghiottito le boe, sicure e galleggianti, cui attraccavamo le imbarcazioni in pericolo? Secondo don Tonino Bello non basta più enunciare la speranza: occorre organizzarla. La sua esortazione ai Giovani ad organizzare la speranza non ha tentennamenti.
“Chi spera non fugge: cammina . . . .corre . . . .danza.
Cambia la storia, non la subisce.
Costruisce il futuro, non lo attende soltanto.
Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma.
Ha la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi si lascia andare.
Ricerca la solidarietà con gli altri viandanti, non la gloria del navigatore solitario”.
Avevo al mio fianco don Antonio Favale, parroco della Stella Maris di Castellaneta Marina, che ha menzionato alcune caratteristiche di don Tonino Bello: testimone di Cristo, amante dei poveri e delle povertà, campione del dialogo, infaticabile costruttore di pace. Ha ricordato con emozione quando aveva incontrato a Molfetta quel vescovo, tanto acculturato quanto affabile.   Ha validato la tesi del recentissimo Libro “Dal cuore della Puglia fino ai confini del mondo – Testimonianze su don Tonino Bello”, Edirespa Molfetta, settembre 2013, vale a dire che a distanza di vent’anni dal dies natalis di don Tonino Bello, le impronte dei suoi passi, l’eco delle sue parole e il germogliare della sua semina hanno acquisito ancora più valenza.
Con don Antonio abbiamo convenuto che nelle parole e nei segni di Papa Francesco stiamo rivivendo e contemplando il linguaggio e lo stile francescano di don Tonino Bello.
Dopo alcune testimonianze provenienti da chi era stato fino ad allora in ascolto, il dottor Donato Montanaro ha fatto riecheggiare dal palco allestito nella Masseria la frase di don Tonino Bello: “È la bellezza che salverà il mondo. Dio è la bellezza”.
Ha, però, smesso subito di farci pensare alla bellezza, perché ha citato il dramma del quartiere Tamburi di Taranto e la tragedia dei malati oncologici ricoverati negli ospedali di Taranto. E mi ha fatto una domanda: “Se don Tonino Bello fosse ancora vivo, verrebbe a far visita a quel quartiere e a quei malati?”.
“No”, gli ho risposto. “Non verrebbe a far visita. Trasferirebbe la sede dell’episcopio da Molfetta a Taranto. Ne sono certo”.
La prova della certezza l’ha fornita un attimo dopo don Antonio, leggendo una delle più belle preghiere che mai mente umana abbia elevato al Signore. La preghiera è di don Tonino Bello. Si intitola “Preghiera sul molo”, ma è da tutti conosciuta come “La Lampara”.
“Concedi, o Signore, a questo popolo che cammina
l’onore di scorgere chi si è fermato lungo la strada
e di essere pronto a dargli una mano
per rimetterlo in viaggio”.
Non basta una visita. Non bastano dieci visite, magari in diretta televisiva. Non basta manifestare. Non basta esporre i cartelli.
Occorre dare un mano a chi si è fermato lungo la strada per rimetterlo in viaggio. Occorre dare agli amici e fratelli di Taranto la forza di osare di più, la capacità di inventarsi, la gioia di prendere il largo, il fremito di speranze per cieli nuovi e terre nuove.
Sono le parole di don Tonino Bello, un grande profeta, un prossimo Santo, che ha sempre esortato a spalancare la finestra del futuro, progettando insieme, osando insieme, sacrificandosi insieme.
 
Francesco Lenoci
Docente Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano
Vicepresidente Associazione Regionale Pugliesi – Milano








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