venerdì 26 aprile 2024

18/11/2019 10:46:56 - Provincia di Taranto - Attualità

Dopo il caso Mittal e i riflettori puntati ancora una volta sulla città ionica, le parole di una blogger tarantina sulla questione sanitaria sono un pugno nello stomaco

Dopo il caso Mittal che in queste ore tiene banco a livello nazionale, accendendo ancora una volta i riflettori sulla città ionica a causa della questione dell'ex Ilva, una ragazza tarantina di 33 anni, Stella Pulpo, emigrata a Milano, scrive un lungo post dedicato alla sua città all’interno del blog memoriediunavagina. Le sue parole veicolano l’attenzione non sulla questione occupazionale dello stabilimento siderurgico, ma su quella sanitaria. Un vero e proprio pugno nello stomaco per chi legge. Il post nel giro di poche ore è diventato virale sul web racimolando consensi da tarantini e no che si identificano perfettamente nello scritto di questa blogger 33enne.

Questo il testo:

«Vedete, uno non ci pensa mai: in genere si parla dei morti, che la morte è l’evento più traumatico che ci colpisce in quanto umani; ma la morte è solo un aspetto della faccenda ed è quello che pertiene a chi non c’è più. Eppure ci sono tutti gli altri, quelli che restano.

Provate a immaginare cosa significa essere circondati da cittadini malati, da esseri umani per i quali è solo questione di tempo, da persone a cui il minerale si è depositato nel pensiero. Chiedetevi cosa significhi vivere assistendo o partecipando a tragedie private continue.

A 18 anni, a Taranto, puoi votare, puoi guidare la macchina, e hai già visto morire un buon numero di persone a cui volevi bene. Hai visto le famiglie spezzate e hai sentito le ferite aperte, e mai sanate, in ogni singola anima cui è stato prematuramente negato un affetto fondamentale, o il fondamentale diritto alla vita.

Mettete a fuoco le infanzie e le gioventù interrotte bruscamente, non perché ti sei schiantato il sabato sera tornando dalla disco, ma perché tua madre s’è ammalata di tumore al cervello ed è morta in un mese. O tuo padre, al fegato, in 8 mesi. O tuo zio, che ce l’aveva nel sangue; o tuo fratello, nel polmone; o tua figlia all’utero; o la tua sposa al seno; o il tuo bambino che ha appena tre anni e non ce la fa, contro le metastasi.

È di questo che si parla, anche, quando si parla di Taranto. Non solo del prodotto interno lordo.

Si parla del fatto che in OGNI famiglia, di OGNI cittadino, di OGNI amico, di OGNI fidanzato o fidanzata, e marito o moglie, c’è una matrice di morti causate da tumori, altamente riconducibili al disastro ambientale in atto da DECENNI e per decenni perpetrato, con la complicità di TUTTI. Quando dico tutti vuol dire tutti: la politica, la chiesa, i media, gli organi di controllo, i sindacati.

Chiedetevi come sia ammalarsi senza avere neppure un sistema sanitario all’altezza dell’emergenza in corso.

Chiedetevi come ci si senta a vivere dentro un'apocalisse ambientale che si sa benissimo che sta succedendo, ma che vuoi farci, una soluzione non c’è, e poi ce ne sono tanti di posti inquinati in Italia, no? Mica solo Taranto…».









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