venerdì 19 aprile 2024

06/05/2022 10:46:12 - Manduria - Attualità

Il comunicato di GEA: «Con il confronto si sarebbe trovata una soluzione a tutela sia delle categorie di operatori commerciali coinvolte, sia di chi abita in centro storico a cui è giusto che venga garantita la sicurezza urbana, la quiete e il pubblico decoro»

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato del gruppo GEA avente per oggetto la recente ordinanza del sindaco Pecoraro che impone restrizioni alle attività di ristorazione e di intrattenimento del centro cittadino.

«Dopo gli anni frenati commercialmente dagli effetti della pandemia, le attività ricettive messapiche meritavano sostegno dalle istituzioni, giammai limiti. Invece tocca commentare una ennesima topica di un sindaco che concepisce Manduria non come una grande, accogliente, libera ed evoluta città del nostro tempo, ma come un sepolcrale borgo di mezzadri di fine Ottocento.

Il Gruppo GEA non si sente minimamente rappresentato da tale visione. Eppure, non ci stancheremo mai di dirlo, la Legge regionale sulla partecipazione impone il coinvolgimento permanente dei cittadini su temi importanti che riguardano il territorio e la comunità. Infatti, piuttosto che agire d’imperio anche questa volta, come è ormai mal costume fare da parte di questa Amministrazione, con il confronto si sarebbe trovata una soluzione a tutela sia delle categorie di operatori commerciali coinvolte, sia di chi abita in centro storico a cui è giusto che venga garantita la sicurezza urbana, la quiete e il pubblico decoro. Tali obblighi di tutela devono essere a carico però delle forze dell’ordine, non certo dagli esercenti, che si sostituiscono già molto spesso, e con fatica, alle istituzioni per rimettere in moto il centro città, renderlo accogliente, fruibile, attraente. Già si soffre per la totale assenza di eventi organizzati dal Comune, e con quest’ultima ordinanza poi, non sarà facile dare vitalità al centro storico, anzi sembra che si voglia andare esattamente nella direzione opposta.

Il sindaco Pecoraro ha perso un'altra occasione per evitare una brutta figura che giornali on-line e social rendono, amaramente, di pubblico dominio, non solo a livello locale, ma nazionale.

Peccato».









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