sabato 14 dicembre 2024


10/11/2022 18:38:45 - Salento - Cultura

Il documentario di Davide Crudetti in sala lunedì 14 novembre, alle ore 18, al multisala Massimo di Lecce

Una storia del Sud d’Italia, di chi qui rimane e non va via, come spesso invece accade.

Storie di giovani e di rovine, di radici e di voglia di capire il mondo, di tradizione ed identità. Ma anche storie di futuro. Di chi ha pensato fosse giusto difendere il diritto di immaginare un domani anche qui, di chi ha voluto rimboccarsi le maniche per la propria comunità.

Negli ultimi 25 anni sono partiti dal sud Italia 1,6 milioni di giovani: Peppino, Anna, Alessandro, Marco e Ginevra sono invece tra quelli che hanno deciso di restare. “Qui non c’è niente di speciale” (Italia, 2022, 65’), il film del regista Davide Crudetti scritto con Paola Di Mitri, racconta di loro e delle loro storie, di quello che stanno costruendo, di antiche rovine e tentativi di rinascita.

Il film è prodotto dalla Apulia Film Commission e da Fondazione CON IL SUD nell’ambito del Social Film Production Con il Sud, realizzato in collaborazione con XFARM Agricoltura prossimaCircolo Mandolinistico - San Vito dei Normanni, ed è distribuito da ZaLab. Il documentario ha vinto di recente il Salina Doc Fest 2022 (nel concorso nazionale Isole.Doc).

Il documentario di Davide Crudetti ora torna, per la prima volta, in Puglia: sarà ospite al Festival del Cinema Europeo di Lecce, nella sezione “Cinema e Realtà”, nella giornata di lunedì 14 novembre alle ore 18, presso il Cinema Massimo di Lecce (in sala 5 - via Francesco Lo Re, 3). In rappresentanza della Fondazione con il Sud, sarà presente Fabrizio Minnella.

C’è stato un tempo in cui il Mediterraneo era il mare del presente e non quello del passato, in cui le genti arrivavano per fermarsi e da qui nessuno partiva. Oggi, dal sud al nord dell’Italia c’è una sola via invece, di quelle strette a senso unico: dal Sud di solito si parte, per cercare studi e lavori più affermati, prospettive di benessere, qualunque esso sia inteso. Al sud per molte persone arriva un momento della vita in cui un futuro lontano da casa sembra l’unica opzione possibile. E così, ogni anno, interi territori e comunità si svuotano, rimanendo immobili a guardare migliaia di figli, nipoti o coetanei partire. Dal 1995 a oggi sono partite dal sud oltre 2 milioni di persone, di cui quasi 1,6 milioni sono giovani: stime Istat mostrano come entro il 2056, le regioni meridionali perderanno più di 5 milioni di persone dei circa 20 milioni di abitanti di ora, praticamente uno su quattro. 

“Qui non c’è niente di speciale” riprende questa vecchia storia per raccontare il suo contrario. I protagonisti del film - Peppino, Anna, Alessandro, Marco e Ginevra – hanno tra i venti e trent'anni, al sud Italia hanno scelto di viverci, precisamente a San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi, in Puglia. Sono storie individuali e collettive allo stesso tempo: di impegno nel recupero dei terreni confiscati alla criminalità, come fa l’azienda agricola XFARM, che promuove agricoltura sociale ed ecologica; di conservazione di tradizioni locali, come quella dell’arte del mandolino a cura del Circolo Mandolinistico del paese (fondato nel 1934), cultura musicale che coinvolge da decenni la comunità, colonna sonora di tutto il documentario. Mattone dopo mattone, ulivo dopo ulivo, i protagonisti creano case e terreni coltivati, si ritrovano nelle piazze e nei poderi salvati per godere insieme dei frutti della terra, salvano dal fondo del mare rovine storiche (come fa il programma europeo Project UnderwaterMuse), o semplicemente oggetti di interesse archeologico invidiati in tutto il mondo.

«Del sud Italia e della Puglia in particolare, una cosa che mi ha sempre impressionato è la grande quantità di ruderi e rovine abbandonati. – ha dichiarato il regista Davide Crudetti - Tutti questi raccontano di altre vite, risalenti a secoli fa o a volte anche solo a pochi decenni. Mentre iniziavo a dialogare con quelli che ancora non sapevo sarebbero diventati i protagonisti del mio film, quelle rovine mi venivano spesso in mente: sembravano starci a pennello con quel paesaggio quasi sopito, con quei ritmi lenti, che a tratti parevano immobili, con quei discorsi capaci di prendersi i loro tempi, di non avere fretta. Solo dopo mi sono accorto davvero di cosa c’entrassero quei ruderi e quelle rovine con le loro vite. Il film è la storia del passato osservando il presente. È la testimonianza di un’emigrazione costante, osservando le vite di chi ha deciso di restare, è il racconto di una ricostruzione che ha ben chiare le rovine su cui costruisce. E poi è la storia di un tentativo di rinascita, della ricerca faticosa di un’alternativa futura possibile, della forza di non dare nulla per scontato. Anche qui dove - come Peppino, Anna, Alessandro, Marco e Ginevra mi hanno detto tutti almeno una volta- "Non c’è proprio niente di speciale".» 

Davide Crudetti, (Roma, 1991) è autore e regista di cinema e teatro documentario, socio presidente di ZaLab – con cui collabora dal 2016. Laureato in DAMS presso l’Università di Bologna, frequenta il corso base di regia del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma nel 2015. Dal 2012 al 2014 lavora come aiuto regia presso Cine sin Autor, casa di produzione di Madrid. Nel 2016 esce il suo primo film documentario Mingong. Nel 2020 gira il film documentario di cinema partecipativo Tutti i Nostri Affanni. Nel 2021 vince il premio Zavattini con il progetto di cortometraggio Comunisti. Sta sviluppando il suo prossimo film di lungometraggio Il Grande Buco, prodotto da ZaLab con la collaborazione di AAMOD, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico. Dal 2016 è inoltre formatore di cinema documentario e cinema partecipativo, è aiuto regia su alcuni film presentati nei più importanti festival cinematografici internazionali (Il Pianeta in Mare di Andrea Segre, Il Tempo Rimasto di Daniele Gaglianone). 











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