venerdì 05 dicembre 2025


18/07/2025 07:31:53 - Provincia di Taranto - Attualità

L’intervento del rappresentante degli studenti pugliesi nel progetto Giovani in Consiglio

«Le dichiarazioni di Valditara sulla “scena muta” durante l’orale della maturità (da lui ritenuta un motivo sufficiente per bocciare) sono l’ennesima dimostrazione di un’idea di scuola basata sull’obbedienza e sulla repressione. In queste settimane, infatti, qualche studente ha scelto consapevolmente di rimanere in silenzio all’orale della maturità come forma di protesta contro il sistema scolastico nazionale: un gesto pacifico, critico, che mette in discussione un modello educativo percepito come rigido, competitivo e distante.

Eppure, anziché aprire uno spazio di dialogo, Valditara ha risposto dichiarando pubblicamente che questi studenti meritano la bocciatura.

Un’affermazione, fotografia di un modello autoritario che mortifica il dissenso, cancella il confronto e disconosce la realtà vissuta ogni giorno da studenti, docenti e dirigenti.

Chi, come me, vive la scuola pubblica sa bene che le vere emergenze sono altre: docenti precari, edilizia scolastica spesso fatiscente, aule sovraffollate, programmi didattici obsoleti, risorse scarse… E mentre le scuole fanno i conti con tutto questo, il Ministro preferisce concentrarsi su divieti simbolici, come quello dei cellulari: una misura che non affronta il problema, ma lo nasconde.

La scuola non ha bisogno di proibizioni generalizzate, ma di strumenti per educare all’uso consapevole della tecnologia.

Valditara sembra ostinarsi a promuovere una scuola chiusa, autoritaria, incapace di educare alla società di oggi.

Gli studenti, infatti, chiedono una scuola diversa. Una scuola che non punisca, ma formi e abbia il coraggio di introdurre ciò che ancora manca, o che è presente ma in modo insufficiente;

  • Educazione sessuale e affettiva per conoscere sé stessi e rispettare gli altri;
  • Educazione finanziaria per diventare giovani cittadini più consapevoli;
  • Educazione digitale, non per proibire ma per comprendere e utilizzare in modo intelligente gli strumenti della nostra generazione.

Queste tematiche sono oggi formalmente inserite nel curricolo di Educazione Civica, ma non basta. Un’ora alla settimana, spesso trattata in modo generico e lasciata alla discrezionalità dei singoli istituti, non può garantire un vero percorso formativo su argomenti così importanti per la crescita individuale e collettiva.

Per questo, insieme a molti altri studenti, chiediamo che questi contenuti vengano integrati in modo strutturato come discipline, superando la logica del “contenitore civico” e ripensando I programmi scolastici affinché parlino davvero alla nostra generazione.

Vogliamo una scuola che non abbia paura della tecnologia, ma che la integri nella didattica.

Che non zittisca il dissenso, ma lo ascolti. Che non bocci chi contesta, ma riconosca il valore della libertà di pensiero.

Partiamo da qui, dalla realtà: dal bisogno di formazione, ascolto e libertà».

 

Manuel Vozza