venerdì 05 dicembre 2025


10/08/2025 08:41:41 - Manduria - Cultura

Per il prof. N. Morrone, la statua di S. Lorenzo è «un vero e proprio incunabolo della cartapesta salentina» (nata proprio nel sec. XVIII) e, inoltre, «osservando direttamente la statua (…) si nota uno sviluppo solido ed equilibrato della massa plastica, una sufficiente attenzione al dettaglio decorativo, e, non ultima una buona capacità di caratterizzazione psicologica»

Ieri, nell’articolo disponibile al seguente link https://www.manduriaoggi.it/?news=71438 , abbiamo scritto della pregevole statua di san Lorenzo presente nella chiesa di S. Antonio.

Negli anni postunitari, quando la storia travolse con le sue piene rovinose l’arte, la statua di cui scriviamo fu al centro di una singolare vicenda, ricostruita nei dettagli dallo studioso Nicola Morrone, che ha esaminato alcuni documenti conservati nell’Archivio Centrale dello Stato di Roma.

Accadde che, ancora prima delle soppressioni postunitarie del 1866, vi fu la dispersione dei frati presenti nel convento dei Cappuccini con il conseguente abbandono del convento; qui, proprio nel 1866, vi dimorarono per poco tempo i PP. Passionisti, da poco giunti a Manduria. Dopo di loro la struttura conventuale cadde nuovamente nel più completo abbandono; la ritroviamo utilizzata nel 1886 come lazzaretto durante l’epidemia di colera che colpì Manduria.

Negli anni successivi, «una commissione di artigiani si ottenne per parecchi anni che nella chiesa si venerasse ancora S. Lorenzo, benché senza statua, con solenne funzione e bella festicciola nella quale non si ometteva il tradizionale divertimento del razzo sulla corda» (Tarentini, “Manduria sacra”, p. 61).

Perché senza statua? Negli anni delle soppressioni ecclesiastiche e purtroppo anche della dispersione del patrimonio artistico custodito nelle chiese, la Congregazione del Carmine aveva fatto richiesta di ottenere la statua di S. Lorenzo Protomartire, per celebrarne il culto. Il simulacro venne trasportato solennemente nella chiesa del Carmine, sede dell’omonima congregazione e fu stabilito il giorno dei festeggiamenti, il 10 agosto, “dies natalis” del Santo.

Dalla lettura di una relazione sottoscritta dal direttore del Museo Provinciale di Lecce, Sigismondo Castromediano — consultata dal prof. Morrone nell’archivio romano —, risulta che nel mese di settembre del 1872 una delegazione del Museo si recò a Manduria per una valutazione artistica della statua (già trasferita nella chiesa del Carmine). Dal punto di vista formale, la commissione classificò l’opera di stile barocco, mentre il giudizio complessivo sul manufatto fu totalmente negativo, considerando la statua «di nessun valore artistico» e stabilendo «che il prezzo dell’opera quale attualmente si trova sia di 80 a 100 lire italiane».

Sulla base di questa valutazione, l’Amministrazione per il Fondo del Culto — si legge nell’articolo citato — non trovò ostacoli ad accordare alla Congregazione del Carmine l’utilizzo della statua a fini cultuali.

Pur provvidenziale per aver salvato il manufatto da dispersione certa, la forte stroncatura espressa dalla commissione non pare agli studiosi del tutto giustificata. Positivo è il giudizio di S. Polito (op. cit., p. 20), per il quale l’opera «denota nei tratti e nel gesto una tenuta qualitativa non eccellente, ma, ad ogni modo, piuttosto alta […] non troppo lontana dagli esiti raggiunti dal Manieri». 

Per il prof. N. Morrone, la statua di S. Lorenzo è «un vero e proprio incunabolo della cartapesta salentina» (nata proprio nel sec. XVIII) e, inoltre, «osservando direttamente la statua (…) si nota uno sviluppo solido ed equilibrato della massa plastica, una sufficiente attenzione al dettaglio decorativo, e, non ultima una buona capacità di caratterizzazione psicologica».

Naturalmente, quando la situazione storica lo permise, la statua di S. Lorenzo ritornò nella collocazione originaria, cioè nell’antica Cappella della Natività di Maria, in Sant’Antonio, dove si trova tuttora.

Intanto, nella chiesa del Carmine, dove il culto per il Santo era presente fin dai primi del XVIII secolo (nel 1710 la famiglia Carrozzo fece costruire un altare in marmo intitolato a S. Lorenzo (L. Lacaita, “Storia delle storie di Manduria”, p. 109), fu collocata una nuova statua in cartapesta dello scultore Raffaele Caretta (1871-1950), datata 1905 (nella foto). Essa ricalca, nell’iconografia, quella più antica presente nella chiesa di S. Antonio: il Santo con la mano sinistra tiene la graticola, strumento del suo supplizio, mentre con la destra, poggiata sul cuore, stringe la palma del martirio. Indossa un camice bianco, impreziosito da un largo ricamo agli orli, sia all’altezza delle maniche che nella parte inferiore,  ricoperto da una dalmatica riccamente decorata con disegni in oro.

 

La foto che accompagna l’articolo è presa dalla pagina fb “I grandi maestri della cartapesta leccese”, ed è disponibile al seguente link

https://www.facebook.com/igrandimaestridellacartapestaleccese/posts/pfbid0PCYUAaTqLrpzhVS6AaJW5bg8PsYGWQy7pUXBEVoeD79N9b8k6A43ndgtX8qEEWGgl?locale=it_IT

 

BIBLIOGRAFIA

BRUNETTI P., “Manduria tra storia e leggenda”, Barbieri-Selvaggi ed., Manduria 2007;

GUASTELLA M., “Iconografia sacra a Manduria”, Barbieri ed., Manduria 2002;

JACOVELLI G., “Manduria nel ‘500”, Congedo ed., Galatina 1974;

LACAITA L., “Storia delle storie di Manduria”, L.Lacaita ed., Manduria 1947;

POLITO S., “La cartapesta sacra a Manduria (secc. XVIII-XX)”, C.R.S.E.C. TA/55, Manduria 2002;

TARENTINI L., “Manduria sacra”, nuova ed., a cura di E. Dimitri, Barbieri ed., Manduria 2000.

 

SITOGRAFIA

MORRONE N., “Manduria. Il San Lorenzo conteso”, articolo disponibile al seguente link

https://www.fondazioneterradotranto.it/2015/11/27/manduria-il-san-lorenzo-conteso/