venerdì 05 dicembre 2025


10/09/2025 19:49:09 - Provincia di Taranto - Attualità

In … cattedra anche alcuni animali in cura, che hanno entusiasmato i ragazzi: una splendida Nitticora, un rondone, una rondine, un riccio e due tartarughe

Educare al rispetto della biodiversità significa trasmettere alle nuove generazioni la consapevolezza dell’importanza di ogni forma di vita presente sul nostro pianeta.

Questa convinzione ha indotto l’istituto comprensivo “Casalini” di San Marzano ad invitare a scuola il direttore delle Riserve Naturali Orientate del Litorale Tarantino Orientale, Alessandro Mariggiò, e il veterinario Patrizio Fontana, che dirige il Centro di Accoglienza della Fauna Selvatica Omeoterma delle stesse Riserve.

Con questi due illustri ospiti, anche alcuni animali attualmente in cura presso il Centro di Accoglienza, dove vengono curati, in attesa della completa riabilitazione e, quindi, del loro ritorno in libertà. Particolarmente elegante la Nitticora, un uccello notturno molto raro, in cura in quanto ferito dai cacciatori. Con la nitticora, anche un rondone, una rondine, un riccio e due tartarughe.

Sono stati portati a scuola in alcune scatole, ognuna con dei fori, necessari per far passare l’aria.

«E’ il mezzo di trasporto ideale» è il concetto espresso dal dott. Patrizio Fontana. «Al buio e senza la possibilità di vedere cosa succede all’esterno, si sentono al sicuro. Se fossero trasportati in gabbie, la presenza dell’uomo li renderebbe estremamente nervosi».

Alessandro Mariggiò ha descritto le Riserve Naturali Regionali Orientate del Litorale Tarantino Orientale, costituite e riconosciute dalla Regione Puglia 22 anni fa: occupano circa 1100 ettari caratterizzati da ecosistemi estremamente vari, con proprie peculiarità: una zona paludosa (la palude del Conte), una zona umida (la salina dei Monaci), il Chidro.

«Le Riserve nascono per preservare le caratteristiche particolari delle aree incluse. Ma non solo» ha aggiunto il veterinario Patrizio Fontana. «Noi, studiando gli animali, ottenendo risultati utili a migliorare la qualità della vita dell’uomo. Faccio un esempio: noi catturiamo delle zanzare per studiarle e per capire se sono portatrici di virus trasmettibili all’uomo. Studiamo anche gli animali che non riescono a sopravvivere: prelevando delle cellule, verifichiamo che sono portatori di malattie».

Il dott. Fontana ha poi rimarcato come siano proprio gli uomini a compromettere, direttamente o indirettamente, gli habitat naturali e, dunque, a rappresentare la minaccia più pericolosa per gli animali, spiegando in modo chiaro e coinvolgente quali sono le principali cause che portano gli animali selvatici ad aver bisogno di aiuto.

«I fattori più importanti del disturbo antropico sono l’inquinamento, la caccia, i tiranti, le pale eoliche. Un fenicottero, rimesso in libertà il 26 agosto scorso, era caduto nel petrolio di un’azienda di Taranto. Poi dobbiamo spesso confrontarci con il saturnismo: ci sono animali cui capita di mangiare i pallini dei cacciatori, oppure mangiare le carcasse degli animali uccisi dagli stessi cacciatori, ingoiando quindi il piombo».

Per i ragazzi, che sono stati guidati dal prof. Dario Alfieri, è stata la prima occasione per conoscere da vicino il lavoro di chi ogni giorno si prende cura degli animali selvatici feriti, malati o in difficoltà e per comprendere quanto sia importante, pertanto, la tutela dell’ambiente naturale.

Il Centro di Accoglienza della Fauna Selvatica Omeoterma si occupa anche di reintroduzione di specie che rischiano l’estinzione: è stata liberata tempo fa, ad esempio, una coppia di istrici. L’ultimo istrice era stato avvistato nell’area delle Riserve circa mezzo secolo fa.

Nella parte finale dell’incontro, il dott. Fontana ha mostrato animali curati nel centro, raccontando le loro storie con passione ed empatia. Questi racconti hanno colpito profondamente i ragazzi (Rihanna Flora, Matteo Morleo, Francesco Rochira, Cosimo Saracino, Michele Trani e Giuseppe Zaccaria), rendendo la lezione molto più concreta e toccante.

Particolarmente interessante è stato scoprire quanto lavoro, attenzione e competenze siano necessarie per curare e riabilitare gli animali, con l’obiettivo di rimetterli in libertà nel loro habitat naturale. Il veterinario ha anche sottolineato l’importanza del rispetto per la natura e ha incoraggiato i ragazzi a essere più consapevoli e responsabili, spiegando piccoli gesti quotidiani che possono fare la differenza.

La lezione è stata non solo educativa, ma anche ispiratrice. Ha suscitato curiosità, domande e riflessioni su temi importanti come la biodiversità, l’ecosistema e il ruolo dell’uomo nella protezione del pianeta. 

Educare al rispetto della biodiversità significa trasmettere alle nuove generazioni la consapevolezza dell’importanza di ogni forma di vita presente sul nostro pianeta — dagli animali più grandi alle piante, dagli insetti invisibili a occhio nudo ai funghi, dai pesci agli uccelli. Tutti questi esseri viventi fanno parte di un sistema complesso e interconnesso, chiamato ecosistema, e ognuno ha un ruolo fondamentale per l’equilibrio della natura.

Quando una specie scompare o viene danneggiata, tutta la catena può risentirne. Educare i ragazzi a rispettare la biodiversità significa aiutarli a capire quanto ogni essere vivente sia prezioso, anche quelli che all’apparenza sembrano “inutili” o “fastidiosi”.

Educare al rispetto della biodiversità vuol dire anche imparare a osservare la natura con curiosità, ascoltarla, conoscerla. Solo ciò che si conosce davvero, si può imparare ad amare e proteggere.

In questo senso, educare alla biodiversità è anche educare alla responsabilità, alla cittadinanza attiva, alla convivenza con il mondo naturale. È un’educazione che va oltre i banchi di scuola e che aiuta a costruire cittadini più consapevoli, sensibili e attenti.