venerdì 05 dicembre 2025


12/10/2025 09:25:03 - Provincia di Taranto - Attualità

La Palude La Vela è un sito costiero di importanza comunitaria, con 186 specie animali, 170 botaniche censite e habitat prioritari

Dopo quasi otto anni di chiusura, la Riserva Naturale Regionale “Palude La Vela” riapre finalmente al pubblico. L’inaugurazione segna un momento simbolico e concreto di rinascita per Taranto: un atto che restituisce alla città uno dei suoi luoghi più preziosi, ma anche una responsabilità collettiva: quella di proteggere e gestire in modo consapevole un ecosistema delicatissimo, vero scrigno di biodiversità e laboratorio naturale di equilibrio ambientale.

L’area, interdetta dal 2017 dopo il devastante incendio che distrusse gran parte della pineta e del salicornieto, era rimasta chiusa anche per motivi di sicurezza e per indagini ambientali approfondite. Oggi, grazie al completamentodei lavori di messa in sicurezza e alle verifiche che hanno accertato l’assenza di contaminazioni nei suoli, la Palude La Vela può tornare ad accogliere cittadini e visitatori.

Ma la riapertura non sarà “di massa”. Il WWF Taranto, che da anni si prende cura della Riserva, ha scelto un modello di fruizione controllata e rispettosa, coerente con le direttive delle oasi WWF a livello nazionale e con i principi della Rete Natura 2000.

Gli ingress saranno contingentati e consentiti solo su prenotazione, attraverso appuntamenti periodici che verranno comunicati sui canali social ufficiali. Una scelta precisa, che risponde a una logica ecologica e non turistica: la natura ha i suoi ritmi, i suoi silenzi, i suoi equilibri, e un afflusso eccessivo di persone — anche solo per rumore o calpestio — può comprometterli.

«Questa non è una semplice area verde – spiega il WWF Taranto – ma un sistema vivente di regolazione naturale, dove acqua, suolo e biodiversità interagiscono per fornire servizi fondamentali: depurazione, mitigazionec limatica, rigenerazione dei nutrienti, rifugio per specie rare».

La Palude La Vela è infatti un sito costiero di importanza comunitaria, con 186 specie animali, 170 botaniche censite e habitat prioritari. Dal punto di vista economico-ambientale, questi ecosistemi rappresentano un capital naturale di valore inestimabile, capace di produrre benefici collettivi che non entrano nei conti finanziari ma incidono direttamente sul benessere della città. Proprio per questo il contributo simbolico che sarà richiesto all’ingresso non va inteso come un costo, ma come un investimento nella tutela della natura, una forma di partecipazione civica al mantenimento di un bene commune che appartiene a tutti.

Negli anni di chiusura, il WWF ha continuato a presidiare l’area con attività di monitoraggio, prevenzione e progetti di ricerca in collaborazione con l’Università e partner europei. Tra questi, il recente studio sui cavallucci marini. Oggi la riapertura segna un nuovo inizio, ma anche una sfida.

La sopravvivenza della Palude La Vela dipenderà dalla capacità di coniugare tutela e partecipazione, evitando che la fruizione diventi pressione. Significa comprendere che la natura non va semplicemente “visitata”, ma ascoltata e rispettata, come un bene fragile da condividere con misura e responsabilità.

La Vela torna così a essere non solo un simbolo di biodiversità, ma un indicatore del grado di maturità ecologica della comunità tarantina: perché la rigenerazione, prima ancora che ambientale, è sempre culturale.