L’obiettivo è quello della salvaguardia dei valori degli ambienti naturali attraverso la conservazione di specie animali o vegetali
«Il Regolamento e del Piano dell’Area Naturale protetta
“Riserve naturali regionali orientate del litorale tarantino orientale” ha come obiettivo quello della salvaguardia dei valori degli ambienti naturali attraverso la conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche di biotopi, di valori panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici ed idrogeologici, di equilibri ecologici».
“Riserve naturali regionali orientate del litorale tarantino orientale” ha come obiettivo quello della salvaguardia dei valori degli ambienti naturali attraverso la conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche di biotopi, di valori panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici ed idrogeologici, di equilibri ecologici».I professionisti incaricati di elaborare il Piano delle Riserve Naturali (guidati dal direttore Alessandro Mariggiò), chiariscono, dopo le incomprensioni di lunedì sera, le finalità di questo strumento.
«Col Piano intendiamo salvaguardare i valori degli ambienti costruiti (sistema antropico), attraverso la conservazione e il risanamento del sistema insediativo storico (centri storici, edifici e manufatti di valore storico-artistico, ecc..), della viabilità storica, del sistema idraulico, del sistema produttivo agricolo tradizionale, del paesaggio nel rispetto delle caratteristiche naturali, paesistiche, antropologiche, storiche e culturali locali» si legge nella relazione introduttiva del Piano. «Puntiamo anche alla realizzazione di un’integrazione tra uomo e ambiente naturale, mediante l’applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale, attraverso la salvaguardia dei valori antropologici ed archeologici e la promozione di uno sviluppo ordinato delle altre attività produttive, degli insediamenti umani e dei servizi nell’area del parco e in quelle d’influenza socio-economica. Lavoriamo anche per la valorizzazione delle risorse ambientali naturali ed antropiche, compatibilmente con gli obiettivi di salvaguardia, al fine di promuovere uno sviluppo economico sostenibile e contribuire alla promozione e alla crescita di attività ricreative e turistiche compatibili».
Secondo i tecnici incaricati di elaborare il Piano delle Riserve Naturali, in questa direzione, un Parco, correttamente inteso, può essere la risposta più idonea e forse l’unica, per costruire un nuovo modello di sviluppo per il territorio di Manduria, oggi attraversato da una profonda crisi, e non solo economica. Non si vuole però attrezzare un’“oasi” o un’“isola protetta”, ma un laboratorio che possa rappresentare anche uno dei punti di partenza per la rinascita della città di Manduria e di parte del territorio provinciale. Si tratta di realizzare un Parco da intendersi come zona campione di un territorio più vasto, e non come porzione “isolata” dal più ampio contesto storico e fisico. Il Parco, come “fabbrica di natura e di cultura”, deve essere considerato un’azienda che gestisce il prodotto natura e il prodotto culturale, in modo tale da promuovere lo sviluppo economico e l’occupazione diretta e indotta, su tutto il suo territorio e sulle circostanti aree di influenza.

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