Sindacati sorpresi
Cosa succede all’Ilva? Le dimissioni dalla carica di direttore dello stabilimento siderurgico di Luigi Capogrosso, più del trasferimento alla Fiat del direttore delle relazioni industriali del Gruppo Riva, Pietro De Biasi, sollevano domande. Alcuni interrogativi sono legati alla crisi economica, altri all’emergenza ambientale e ai riflessi dell’inchiesta della magistratura su inquinamento e salute. «Di De Biasi sapevamo, mentre l’uscita di Capogrosso, dopo 15 anni alla direzione dello stabilimento, è stata una sorpresa» commenta il segretario generale della Uilm, Antonio Talò. Il posto di De Biasi sarà occupato dal direttore dell’area ghisa Salvatore De Felice.
«L’avvicendamento di Capogrosso era nell’aria» sottolinea il segretari della Fim Cisl Mimmo Panarelli: «Se questo ha legami con l’inchiesta della magistratura (Capogrosso è indagato, ndr)? Non saprei rispondere. All’Ilva la preoccupazione per quel che potrebbe succedere è palpabile. Noi siamo preoccupati pensando ai lavoratori e al muro contro muro magistratura-Riva. Lo spettro di un sequestro degli impianti e di una reazione aziendale - mobilità, licenziamenti - agita i sonni dei sindacalisti. Come ha ricordato in un recente intervento proprio il segretario della Uilm Talò, nelle assemblee gli operai hanno mostrato ai sindacati i loro timori. «L’Ilva potrebbe fermare tutto perché già la crisi morde e ha quasi interrotto la produzione a freddo dei tubi e dei treni nastri, riducendo quella a caldo di un buon 40 per cento. Gli effetti potremmo vederli anche sugli stabilimenti del Nord, a Genova per esempio» ricorda Talò. In realtà una domanda corre, fuori dalle dichiarazioni ufficiali.