giovedì 25 aprile 2024

10/01/2013 14:30:50 - Manduria - Attualità

Ma secondo il consigliere Pd, Giovanni Epifani: «Questa è la cosiddetta sindrome “Non nel mio cortile”»

 
“Il mega parco eolico a Manduria? Fantascientifico”.
E’ il termine utilizzato dall’assessore regionale all’Ambiente, Lorenzo Nicastro, convocato alla riunione straordinaria della quinta Commissione regionale sull’Ambiente, insieme a rappresentanti di maggioranza e opposizione per discutere appunto dei nuovi insediamenti eolici nel paese tarantino.
Sul tema l’assessore ha le idee chiare: “Non si può immaginare la costruzione in quel territorio, ma anche in altri, di impianti di quella portata”.
Maggioranza e opposizione per una volta d’accordo sono decisi a porre un freno alla corsa sfrenata alle energie alternative. E infatti la commissione ha approvato il regolamento che consente di individuare le aree non idonee alla installazione di particolari impianti per la produzione di energie rinnovabili. Un’arma in più per bloccare gli eccessi della green economy sul territorio.
Come spiega il presidente della Commissione, Donato Pentassuglia, ora è importante “non fare scelte che possano rivelarsi un boomerang per il paesaggio”. Anche perché - è il ragionamento del presidente - la Puglia è attualmente nella top ten per turismo enogastronomico e in tal senso Manduria “la terra del Primitivo più famoso" potrebbe subire serissimi danni dal dilagare degli insediamenti eolici.
Effettivamente i progetti sono tanti e la portata è enorme. I numeri lì da il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale, Rocco Palese: nel solo territorio di Manduria sono stati presentati  progetti per produrre energia eolica pari a 373 megawatt, attraverso l’installazione di circa 200 torri alte oltre 100 metri.
“Il governo regionale - sostiene Palese - ha il dovere di fermare questa invasione selvaggia, che vede allo stato richieste per l’eolico di impianti in tutta la regione per 34mila megawatt, pari a 16mila torri con pale eoliche e 18mila megawatt di impianti per fotovoltaico, per una copertura di superficie di 36mila ettari.
Ma da questa autentica devastazione del territorio - afferma ancora Palese - e delle relative vocazioni, ai pugliesi non torna nulla indietro né in termini di alleggerimento delle tariffe elettriche, né in termini di occupazione, né in termini di produzione e fornitura di materiali di importazione, né in termini di inquinamento di Co2 che rimane tale e quale”.
Numeri e prospettive che hanno messo in allarme le comunità dei territori ionici. I rappresentanti del Comune di Manduria e della Provincia di Taranto presenti in audizione hanno espresso tutte le loro preoccupazioni anche perché “non rischia solo la produzione del Primitivo, ma anche le tantissime masserie cinquecentesche di pregio paesaggistico”.
Per questo a presidiare il territorio ci sono i comitati cittadini, gli agricoltori e operatori turistici, il Wwf e la Lipu. E’ stato il loro grido d’allarme a portare alla convocazione straordinaria della commissione capeggiata da Pentassuglia.
Una decina i progetti più grandi presentati sul territorio da varie aziende: da quello di 576 megawatt della Monte Srl ai 99 megawatt di Puglia Energy srl, dal progetto della Messapia Energia a quello di Energie Rinnovabili Manduria.
Per ora la Regione mette le mani avanti e lo fa tramite l’assessore allo Sviluppo Economico, Loredana Capone.
In merito ai progetti presentati “non è stato ancora assunto nessun provvedimento e - prosegue l’assessore Capone - c’è l’impegno della Regione e dell’Arpa per le questioni di competenza, di massima attenzione all’ambiente, al territorio e alle norme”. Ma il fronte dei difensori dell’ambiente rimane scoperto, stando a quanto rileva l’Arpa. Secondo l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente attualmente “non esiste nessun riferimento giuridico in grado di esercitare efficacemente la tutela del paesaggio agricolo, dove si continua a registrare una notevole sottrazione di suolo per l’installazione di impianti eolici”.
Più realistico il consigliere Pd, Giovanni Epifani: «Questa è la cosiddetta sindrome “Non nel mio cortile”. Se è vero che tutti si dicono pronti a combattere la dipendenza dai combustibili fossili a vantaggio delle rinnovabili, è altrettanto vero che nessuno è disposto a ospitare nel proprio territorio gli impianti necessari a produrre energia pulita».
Per questo il consigliere ha chiesto e ottenuto un ulteriore incontro in Commissione per discutere non solo del caso di Manduria, ma più in generale della strategia della Puglia sul tema delle rinnovabili.
 
Fonte: rete








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