mercoledì 24 aprile 2024

03/10/2016 18:16:38 - Manduria - Attualità

«Il Ministro interrogato è a conoscenza di questi fatti e se non ritiene necessario attivare con estrema urgenza tutte le iniziative utili a fare immediata chiarezza su quello che costituirebbe un traffico illecito di rifiuti speciali pericolosi»

Il sen. Dario Stefano ha rivolto una interrogazione a risposta orale al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare sull’episodio della diossina trasportata da Taranto a Manduria nel corso del 2005. Episodio rivelato dal presidente dell’associazione “Peacelink”, Alessandro Marescotti, e pubblicato dal nostro giornale la scorsa settimana.
«Nel corso del convegno sul tema “Salute, ambiente e ruolo dell’A.I.L. nella provincia più inquinata d’Italia”, promosso dalla sezione A.I.L. di Avetrana e tenutosi lo scorso 22 settembre ad Avetrana, il presidente dell’associazione PeaceLink, Alessandro Marescotti, ha fatto testuale affermazione: “L’inquinamento del polo industriale di Taranto si riverbera anche in provincia e non solo attraverso il vento. Anni fa mi fu confidato che, nel 2005, decine e decine di sacchi contenenti diossina venivano trasportati a Manduria. A confidarmelo fu un operaio che riempiva e caricava quei sacchi sui camion. Un giorno chiese all’autista, inconsapevole della pericolosità del trasporto, dove era diretto. La sua risposta fu: Manduria”» ha ricordato il sen. Stefano nella sua interrogazione. «Il presidente di “PeaceLink” ha aggiunto che “tutte le polveri di diossina prodotta dagli elettrofiltri del famigerato camino E312 dell’Ilva, finivano a Manduria”, dove appunto un’azienda operante in loco si occupava di smaltire le diverse tonnellate di diossine, contenute insacchi di tela-plastica chiamati big bag”. Questa notizia, a detta di Marescotti, sarebbe stata inserita anche nella parte secretata dei verbali della propria audizione presso la commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti tenutasi nella Prefettura di Taranto l’11 marzo scorso, dove avrebbe fornito ulteriori utili particolari come le generalità dell’operaio ILVA che aveva ricevuto questa confidenza e il nome dell’azienda manduriana dove erano destinati i sacchi di polvere di diossine».
Stefano, «considerato che a Manduria non esistono siti idonei ad accogliere rifiuti di quel tipo e fino ad oggi l’Ilva ha fornito indicazioni circa la tracciabilità della diossina indicando come sito autorizzato ed esclusivo solo quello di Orbassano, in provincia di Torino» e che «questa notizia è stata ripresa da diversi giornali locali facendo crescere la paura e la preoccupazione tra i cittadini», chiede di sapere se «il Ministro interrogato è a conoscenza di questi fatti e se non ritiene necessario attivare con estrema urgenza tutte le iniziative utili a fare immediata chiarezza su quello che costituirebbe un traffico illecito di rifiuti speciali pericolosi».








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