Manduria è il paese della provincia di Taranto con il più alto numero di beni confiscati alla mafia
Riutilizzare i beni, mobili e immobili, confiscati alla mafia
per fini sociali, economici e di tutela ambientale.
E’ l’obiettivo che da anni persegue l’associazione Libera, potendo far leva su una recente legge che consente di colpire la mafia nel proprio patrimonio e, una volta ottenuta la disponibilità di un bene ritenuto frutto di attività illecita, di restituirlo alla comunità per usi sociali. E anche grazie ad una legge regionale, denominata appunto “Libera il bene”, attraverso la quale la Regione Puglia si assume il 90% dell’onere economico delle spese per la ristrutturazione degli immobili.
In quest’ottica, il commissario straordinario di Manduria Giovanni D’Onofrio ha promosso ed ottenuto, con la firma del protocollo di intesa di questa mattina, la collaborazione della stessa associazione Libera (rappresentata Davide Pati, che vediamo nella foto singola, e Annamaria Bonifazi) e della Prefettura di Taranto (rappresentata dalla dott.ssa Distante), finalizzata all’analisi dei beni confiscati agli esponenti mafiosi di Manduria, al monitoraggio delle loro condizioni strutturali, alla verifica del possibile riutilizzo e alla progettazione per la trasformazione in centri di aggregazione o per altro uso (da stabilirsi).
Non è un caso se il dott. D’Onofrio ha promosso questa iniziativa. Manduria, infatti, è il comune della provincia di Taranto in cui sono stati confiscati più beni alla mafia. E, pare, è fra i primi posti anche nella graduatoria regionale.
Alla manifestazione sono intervenuti anche il rappresentante nazionale di Libera, Davide Pati, e la rappresentante della Prefettura, dott.ssa Distante. Entrambi hanno rimarcato lo spirito della legge regionale: la criminalità non deve far paura. L’obiettivo è trasformare il riuso dei beni sequestrati non solo in un simbolo concreto di lotta alle mafie, ma anche in una occasione di sviluppo sociale, economico.

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