venerdì 29 marzo 2024

04/03/2022 13:41:53 - Manduria - Attualità

«Tra mille proteste che ancora stento a credere ci siano state davvero, mi accusarono di essere un “qua qua” solo perché avevo ricordato a Romina Power, grande artista e mia contestatrice vivace, che la depurazione non era una disciplina assimilabile al “Ballo del qua qua”»

Ieri la sentenza del Tar di Bari che mette definitivamente fine alle speranza di un recapito differente (ma anche di una ubicazione diversa) per il progetto del depuratore consortile di Manduria e Sava. Immediato il commento, dai toni sarcastici, del consigliere regionale del Pd Fabiano Amati, che vi proponiamo.

«Fu un’estate calda quella del 2012.

Stavo cercando di farla finita con Sava e Manduria galleggianti sui liquami, avviando la cosa più ovvia: un depuratore. Proprio così, un depuratore; mica una centrale a carbone.

Tra mille proteste che ancora stento a credere ci siano state davvero, mi accusarono di essere un “qua qua” solo perché avevo ricordato a Romina Power, grande artista e mia contestatrice vivace, che la depurazione non era una disciplina assimilabile al “Ballo del qua qua”.

Apriti cielo. Tutti contro.

Dopo dieci anni il Tar Bari ha ieri sentenziato la legittimità dell’impianto di depurazione al servizio degli abitati di Sava e Manduria, premiando la sensibilità ambientale di chi lo programmò e mettendo fine al degrado e all’inquinamento del suolo e del mare.

Ci sono due frasi significative della sentenza che riporto integralmente: “a difettare in radice è la possibilità di presumere che la realizzazione di un impianto di depurazione, in un’area fino ad ora sfornita e per tale ragione oggetto d’infrazione da parte della Commissione Europea per il conseguente degrado ambientale, possa essere potenzialmente inquinante e degradante. (…) È la natura stessa dell’impianto in contestazione a non consentire di presumere l’esistenza degli indicati effetti negativi”».









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