marted́ 15 luglio 2025


06/07/2025 08:51:46 - Manduria - Cultura

«Frate santo, coltissimo, bravo, buon conoscitore di anime, ha dato alla Comunità tutto se stesso in un servizio umile, discreto, altamente intuitivo, con discernimento e amore»

Come anticipato nell’articolo di ieri, padre Gregorio D’Ostuni è autore di numerose e pregevoli tarsie lignee, presenti in diversi istituti religiosi delle province di Taranto, Brindisi e Lecce. Le più notevoli, per grandiosità e completezza narrativa, sono presenti nella sacrestia del convento di Sant’Antonio a Fulgenzio in Lecce, della cui Fraternità egli ha fatto parte fino alla morte, avvenuta nel 1999.

Dalle testimonianze di chi ha conosciuto padre Gregorio emerge un personaggio ‘sui generis’: le sue caratteristiche principali una vasta cultura e una profonda umiltà. Sono i Frati di Fulgenzio e le monache benedettine del Monastero di S. Giovanni Evangelista in Lecce a delineare la sua figura. 

Nel 1959, infatti, alla morte di Padre Cherubino Cannarile, padre Gregorio viene nominato confessore ordinario della Comunità monastica benedettina leccese, Ministero che svolgerà ininterrottamente fino al 1999.

«Frate santo, coltissimo, bravo, buon conoscitore di anime, ha dato alla Comunità tutto se stesso in un servizio umile, discreto, altamente intuitivo, con discernimento e amore»: così si legge in una memoria rinvenuta in un fascicolo che abbiamo avuto modo di esaminare, conservato presso il Monastero delle Benedettine. Qui, egli si recava ogni settimana per la sua attività confessionale, talvolta (quando era impegnato nei lavori di falegnameria), anche in abiti ‘da lavoro’, lasciando nella Comunità un ricordo molto caro, tuttora sentito.

L’arte della falegnameria lo impegnava e lo appassionava molto. «Artista di espressione multiforme, specialmente producendo molte opere in intarsio con uno stile inconfondibile»: questo si legge di padre Gregorio nel necrologio conservato nella chiesa leccese di Sant’Antonio a Fulgenzio.

Proprio nella sacrestia di tale chiesa, padre Gregorio ha realizzato intarsi di notevole valore artistico e ‘narrativo’, dettagliatamente descritti dal prof. Antonio Miccoli ne “I mosaici in legno nella Sacrestia di S. Antonio in Lecce (un legnaiolo contemporaneo – Padre Gregorio d’Ostuni)”, Ed. Biblioteca ‘R. Caracciolo”, Greco, Copertino 1983.

Il prof. Miccoli, nella ‘Presentazione’ che accompagna lo scritto, definisce il complesso figurativo in esame “un’opera pittorica”, tanto è sapiente il gioco di tarsie e di colori di cui esso si compone, mentre il colore proprio del legno aderisce perfettamente a quello dell’abito francescano.

Le scene rappresentate si susseguono secondo il loro verificarsi nella Storia. La parete a destra, entrando nella sacrestia, ospita la “Natività”: Maria nell’atto di cullare il Bambino, poggiato in una culla ricoperta di panni, Giuseppe con le mani giunte in preghiera che lo contempla, dietro di lui il bue e l’asino, in alto la stella cometa. L’essenzialità della scena, circoscritta in uno spazio circolare che suggerisce forme arrotondate (nel manto di Maria, ad esempio) non impedisce all’autore di ‘contestualizzare’ l’evento in uno spazio conosciuto, un paesaggio di trulli, il più grande dei quali si staglia dietro la figura di Giuseppe, gli altri in lontananza, si direbbe un paesaggio salentino — scrive il Miccoli — a testimoniare la vicenda francescana in Puglia. Le figure rappresentate convergono, illuminati dalla stella cometa, verso il centro, dove pulsa il cuore della cristianità: da oriente i Magi in compagnia di alcuni cammelli, da occidente i Pastori, attorniati questi ultimi da agnelli, a ricordare la figura dell’agnello sacrificale.  

Tutti gli eventi rappresentati definiscono un itinerario narrativo oltre che figurativo. Come per la parete di destra, anche su quella centrale le scene convergono verso un ‘tutto’, il “Cristo crocifisso”, una vetrata colorata sui toni dell’azzurro, realizzata su disegno dello stesso padre Gregorio. In particolare, a destra di essa abbiamo la raffigurazione dell’episodio dell’ ‘Ingresso a Gesrusalemme’, a sinistra in successione, il sepolcro aperto e vuoto (ben visibile la pietra sepolcrale), mentre in lontananza un uomo ha scavalcato un muretto e corre tra i cipressi; il pannello dell’Ascensione, dove Cristo sale verso il cielo con le ferite ben visibili alle mani e ai piedi, mostrandosi agli apostoli che lo fissano, tendendo le braccia verso di lui; quello della Pentecoste, in cui compare l’apostolo Pietro a simboleggiare la Chiesa (quella raffigurata è Fulgenzio), san Francesco con le braccia aperte in atto di lode al Signore e una moltitudine di uomini e donne, sopra ai quali piovono rose, mentre una colomba compare sul lato destro. Sull’ultima parete, troviamo il particolarissimo intarsio della “Madonna con i gigli”, la cui veste viene a formasi dagli steli di sei piccoli gigli, mentre un altro più grande è tra le mani della Vergine. Suggestivi appaiono qui gli aloni colorati del legno, le cui sfumature conferiscono al volto di Maria un’espressione di intensa luce e di profonda sofferenza. Accanto a questo, il pannello di Francesco, con saio, aureola e stimmate ben visibili. Alle estremità di questa parete, due trozzelle messapiche con all’interno dei fiori stilizzati, a ricordare, una volta di più, la diffusione del francescanesimo nei nostri territori.

Interessante, infine, al di sopra dei pannelli, una cornice larga circa venti centimetri, che corre lungo le tre pareti. In particolare, se nella parete di sinistra essa è arricchita da intarsi di tulipani e altri fiori stilizzati, nella parete di destra e in quella centrale in corrispondenza dell’episodio dell’entrata in Gerusalemme, si può ammirare un tetragramma musicale (rigo musicale a quattro linee, utilizzato nell’esecuzione del canto gregoriano) perfettamente eseguibile.

Tante altre opere ha realizzato padre Gregorio. Esse sono collocate in vari contesti (a Brindisi, ad esempio, nel Convento dei Frati Minori ora Comunità parrocchiale di “Santa Maria Addolorata, vi sono alcune porte ad intarsio e un grande tavolo). Fra le altre, ci piace segnalare “lu San Gricoriu mandurianu”, un intarsio in legno di piccole dimensioni raffigurante il patrono di Manduria, che si trova stampato su una cartolina; sul retro, le seguenti parole: «Uè sa, Gricoriu, tu t’è ricurdari / Ca nui ti ma scapatu prutittori; / A tutti li bisuegni n’à iutari; / No ti tirari arretu e fatti onori. / Ci no!...»  

Ci piace concludere scrivendo di uno spartito musicale, rinvenuto nel fascicolo esaminato, in cui è messo in musica un brano intitolato “In onore di Padre Gregorio”, nel quale è evidente la stima e l’alta considerazione di cui godeva il Nostro. Il testo recita così: «Evviva il poeta che abita a Fulgenzio; / gode gran fama, pur nel silenzio. / È un frate pio, si chiama Gregorio / con gioia si dedica a Dio e al lavoro. / È  di antico stampo, per la sua osservanza, / ma anche moderno ed ha rinomanza; / si mostra a tutti spontaneo e leale, / ha grandi virtù e schiva ogni male».   

Si ringrazia per la cortese disponibilità la Fraternità francescana di Sant’Antonio a Fulgenzio (Le), nella persona di Padre Oscar, e della Comunità benedettina del Monastero di San Giovanni Battista (Le), nella persona della badessa  madre Benedetta.

 

 

 

 

 

 











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