In scena è rappresentata la triste vicenda di Bianca (impersonata dalla bravissima Enza Merico, intensa come non mai), vicenda che si perde nella leggenda: accusata di adulterio, si suicida per rimarcare la sua assoluta fedeltà

Nella calda estate salentina può anche capitare, tra una degustazione di piatti tipici e un concerto di pizzica (che pur promuovono e valorizzano in modo pregevole il territorio, sia chiaro!) di imbattersi in qualcosa di diverso che con il territorio ha comunque a che fare.
È stato il caso della pièce teatrale Intorno a Federico (Bianca Lancia), andata in scena a Oria il 29 luglio e riproposta ad Avetrana l’altro ieri 22 agosto.
Nel titolo due personaggi storici (Federico II di Svevia e Bianca Lancia, forse sua ultima moglie), sul palco sei personaggi (non in cerca d’autore qui: l’autore c’è e si vede!). In scena è rappresentata la triste vicenda di Bianca (impersonata dalla bravissima Enza Merico, intensa come non mai), vicenda che si perde nella leggenda: accusata di adulterio, si suicida per rimarcare la sua assoluta fedeltà.
Leggenda o no (gli storici non sono concordi sul tragico epilogo), il dramma è l’occasione per indagare, seguendo la migliore scuola shakespeariana, l’animo umano, con le sue contraddizioni e paradossi, con le sue luci (poche) e ombre (tante).
Una scenografia minimalista e ricercata aiuta a far emergere la drammaticità dei personaggi che, a volte distanti, a volte uno di fronte all’altro, ripropongono le difficili dinamiche relazionali caratterizzate spesso da incomunicabilità e conflitto. Una scenografia che dà, inoltre, la possibilità di incastonarsi alla perfezione in luoghi carichi di storia e fortemente identitari come l’area archeologica di Oria e il complesso fortilizio di Avetrana.
Certamente l’opera potrebbe essere messa in scena in un teatro al chiuso, ma non sarebbe la stessa cosa! Un’ultima annotazione. Gino Cesaria, profondamente innamorato della sua terra, sembra aver voluto affidare allo struggente personaggio di una balia, interpretata in modo perfetto da Patrizia Quartulli, che è l’unica a recitare in dialetto, la personificazione di un Sud intriso di quel pathos e quella pietas che, pur richiamando alla memoria l’antico pianto rituale, ci scorrono ancora nelle vene.
Daniela Bentivoglio

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